La prevenzione del suicidio by Maurizio Pompili

La prevenzione del suicidio by Maurizio Pompili

autore:Maurizio, Pompili [Pompili, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia, Aspetti della psicologia
ISBN: 9788815313782
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2013-10-14T22:00:00+00:00


Ogni suicidio ha un significato profondo. Non esistono casi di suicidio senza motivazioni di fondamentale importanza. Nell’affermare questo potremmo per comodità pensare al suicidio come a un atto di passaggio che nella mente di quell’individuo ha un senso preciso e inequivocabile: il soggetto dichiara fallimento, è amareggiato e deluso, afflitto da un senso di impotenza e allo stesso tempo desideroso di vendetta – la frase fatta «Addio mondo crudele», spesso attribuita ai suicidi, ha un notevole senso pratico. Quando il soggetto inizia a pensare al suicidio inevitabilmente pensa alla fine del suo corpo, e che cosa ne rimarrà dopo l’atto letale. Inizia a pensarsi morto, a immaginare la reazione di chi lo troverà e come i suoi cari reagiranno all’evento. Ecco dunque che l’ambivalenza tra il voler vivere e il voler morire sembra quanto mai rinvigorita: infatti, se da una parte vi è la sofferenza che l’individuo vede provenire da un mondo che non lo comprende e che gli ha riservato solo amarezze, dall’altra deve fare i conti con gli esiti letali sul suo corpo e la sofferenza delle persone che lo circondano; vuole morire ma allo stesso tempo inorridisce all’idea, anche se sente che si tratta di un rimedio efficacissimo per la sua sofferenza; si prepara a lasciare i suoi beni a una persona che gli è cara sapendo che ne avrà cura, eppure nel far questo è estremamente inquieto e addolorato.

Una vita priva di ciò che si ritiene sia fondamentale può dunque portare una persona a concludere che la vita non vale la pena di essere vissuta. Quando l’individuo inizia ad avvicinarsi alla soglia di sopportazione del dolore mentale sperimenta l’angoscia, la demoralizzazione e l’agitazione; a questo punto spesso subentrano l’insonnia e l’incapacità a concentrarsi. Per esempio, un nostro paziente di giovane età presentava un grave rischio di suicidio derivato dalla sua condizione psicosociale. Vissuto per lo più isolato, dichiarava di ritrovarsi a suo agio nel mondo di sofferenza che si era creato; diceva che il dolore lo faceva sentire vivo. Allo stesso tempo desiderava porre fine alla sua sofferenza: immaginava il suo suicidio e cosa sarebbe avvenuto al suo corpo, e si domandava che reazione avrebbero avuto la gente e suo fratello; la risposta che si dava era che il suo gesto sarebbe passato come un atto egoistico e che avrebbe ulteriormente confermato che non era stato il figlio che i suoi genitori (ormai defunti) avrebbero desiderato. Si dichiarava un fallito e pensava di non poter resistere alla sofferenza quotidiana causata dal fatto che aveva solo sprecato tempo senza essere stato in grado di raggiungere i suoi obiettivi – laurearsi e mettere su famiglia. Stava via via configurandosi la sfida tra la voglia di vita e il desiderio di morte.

In molti casi il pensare agli effetti della morte sul proprio corpo porta il soggetto a spaventarsi e dunque almeno a posticipare l’atto. Le cose si complicano quando la vita del soggetto, per esempio, è talmente intrisa di conflitti relazionali che il suicidio, oltre a ridurre la sofferenza,



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